La basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio è un luogo di culto cattolico del V secolo che sorge a Roma sul Celio. Fu conosciuta anche come Santo Stefano in Girimonte, Santo Stefano in Querquetulano, Santo Stefano in capite Africæ.
Sorgeva in prossimità della caserma romana dei Castra peregrina, alloggi delle truppe provinciali, ed in corrispondenza di un mitreo, realizzato durante il periodo di funzionamento della caserma ed utilizzato dai soldati stessi. Questo non deve stupire, in quanto il mitraismo era la religione più popolare tra l’esercito, e proprio questa sua caratteristica ne permise un’enorme diffusione in ogni angolo dell’impero.
Nel momento della sua realizzazione, intorno al 180 d.C., il mitreo occupò inizialmente un ambiente di forma rettangolare piuttosto ridotto, di circa 4 metri per 10; nel secolo successivo l’abbattimento di un muro permise di raddoppiarne le dimensioni, tali da fargli assumere una forma quasi quadrata.
Nei pressi si trovava un’ampia residenza dei Valeri (domus Valeriorum).
Nel mitreo, al di sopra del primo altare, c’è una nicchia in cui era affisso un altorilievo in stucco rappresentante Mitra Tauroctono. Di questa presenza si può essere certi perchè sono evidenti, sull’intonaco bianco che ricopre le pareti della nicchia, le linee guida per il fissaggio dell’altorilievo. Si vedono, inoltre, i resti dei grandi chiodi di ferro che fissavano l’altorilievo alla parete.
Intorno a questo rilievo l’intonaco della nicchia mostra una stesura pittorica azzurra. Secondo la traccia lasciata sull’intonaco, l’altorilievo doveva misurare, in larghezza, m. 1, 20 metri.
Dell’altorilievo si rinvennero molti frammenti tra cui la testa dorata di Mitra, oggi esposta al Museo Nazionale Romano, Collezione Epigrafica delle Terme di Diocleziano. L’altorilievo rappresenta Mitra che nasce dalla roccia tenendo nelle mani una torcia accesa ed un pugnale.
Lungo le pareti lunghe furono costruiti due podi, sui quali prendevano posto i seguaci, mentre sulla parete di fondo trovò posto un altare con edicola all’interno della quale si trovava la raffigurazione a rilievo in stucco dorato della tauroctonia (uccisione del toro) da parte del dio.
Raffigurati invece tramite affresco vi erano, ai lati dell’edicola, le rappresentazioni della Luna e del Sole. Solo la prima è ancora visibile.
La parete nord del Mitreo aveva la decorazione a specchi bianchi con elementi vegetali in verde, quando il vano era adibito ad alloggiamento delle truppe.
Per la nuova funzione di mitreo venne dipinta, sul primitivo intonaco, una larga specchiatura a croste marmoree di giallo antico. Tale decorazione consiste in un pannello più semplice alternato ad uno più complesso. Il primo comprende uno specchio di giallo antico racchiuso in rettangolo di porfido, il secondo, invece, consiste in un pannello giallo antico, affiancato da un riquadro di rosso antico che delimita una superfice di cipollino entro la quale è iscritto un rombo di porfido. Questo, a sua volta, delimita uno spazio di giallo antico entro il quale è un disco di porfido.
La parete sud del mitreo venne completamente ridipinta di rosso. Nella parte ad ovest dell’ingresso, furono affrescati due grandi crateri bianchi, ad imitazione del marmo, con due colombe sul bordo. Il cratere è rappresentato frequentemente sia sui rilievi mitriaci, sia nei luoghi di culto essendo il simbolo dell’acqua.
Il mitreo fu abbandonato repentinamente, probabilmente a seguito di una devastazione violenta dello stesso, destino purtroppo comune ad altri edifici adibiti allo stesso culto. E’ difficile dare una datazione certa a questo evento, che probabilmente ebbe luogo intorno alla fine del IV secolo, a seguito dell’editto di Tessalonica ad opera dell’Imperatore Teodosio.
Successivamente venne distrutta la parte alta dell’aula, della quale quindi non possiamo più vedere il soffitto, anche se il ritrovamento di parti di intonaco sul retro delle quale erano visibili i segni delle canne, fanno presupporre che esso avesse un andamento in piano.
Gli ambienti furono poi oggetto di un poderoso riempimento con materiale di risulta, propedeutico ai lavori di costruzione della chiesa che nascose così per circa 1500 anni questa importante testimonianza del passato.
Info:
Via Santo Stefano Rotondo, 7, 00184 Roma RM – Telefono: 06 4211 9130
Fonte: www.romasotterranea.it
Bibliografia: Elisa Lissi Caronna: “Il mitreo dei Castra Peregrinorum” Ed. Brill, 1986