ROMA. Il mitreo di Santa Prisca.

Negli anni 1934-39, durante le indagini condotte dai padri di Santa Prisca nei sotterranei della chiesa alla ricerca dell’antica domus ecclesiae, il titulus di Prisca e di Aquila, nel quale avrebbero trovato asili Pietro e Paolo, si rinvennero i resti di almeno due abitazioni private (una delle quali sembra essere quella di Licinio Sura) e un grande mitreo.
Le case romane, databili al I e II sec. d.C., subirono vari adattamenti e forse quando nel lato sud si impiantava il titulus paleocristiano a nord sorgeva il mitreo.
Il culto di Mitra giunse a Roma dalla lontana Persia fin dal I sec. e si diffuse ampiamente nel II e III sec. tanto da costituire un temibile avversario del nascente cristianesimo.

                      Statua marmoerea di Cautes

A Roma sono localizzati con certezza almeno una quindicina di spelei mitraici, ma il loro numero effettivo doveva essere maggiore, se si prendono in considerazione i rinvenimenti sporadici avvenuti in tutta l’area urbana.
Il mitreo individuato sotto la chiesa di Santa Prisca all’Aventino è conservato in buono stato, se si considera che al tempo di Teodorico (378-395) venne distrutto e profanato intenzionalmente, forse dagli stessi cristiani.
Prima di accedere all’aula del mitreo, si raggiunge una sorta di atrio dove in due nicchie erano sistemate le statue in marmo dei dadofori (portatori di fiaccole) Cautes e Cautopates. La statua di Cautes, che è stata rinvenuta in frammenti e successivamente ricostruita, è ora visibile. Il vero e proprio mitreo è costituito da una grande sala coperta a volta, ai lati della quale sono disposti due banchine in muratura, che venivano utilizzate dai partecipanti al banchetto sacro. Sul fondo dell’aula si staglia su un alto podio una nicchia in muratura, con ai lati paraste corinzie, nella quale sono conservati stucchi rappresentanti divinità mitraiche. Si nota al centro la figura sdraiata di un Saturno, che forse sorreggeva una recipiente dal quale sgorgava acqua nella vasca sottostante e ai lati i resti di scene relative all’uccisione del toro. Sulla parete esterna della nicchia l’intonaco conserva un graffito datato al 202 d.C., nel quale, secondo recentissimi studi, si dovrebbe riconoscere una dedica commemorativa della costruzione del mitreo stesso.
Sulle pareti dell’aula si conservano due fasce affrescate tra il 200 e il 220, dove sono rappresentate una sequela di scene relative allecerimonie sacre mitraiche e dove personaggi in processione rappresentano tutti i gradi dell’iniziazione, puntualmente ricordati con scritte. Al termine di questo ciclo e, del corteo, è raffigurata una grotta con quattro personaggi, due sdraiati in banchetto (Mitra e Sole) e due in atto di servire.
Intorno al mitreo sono stati individuati vari locali secondari: la stanza degli arredi sacri dove il pontefice e gli atri membri del collegio indossavano le vesti, quella delle iniziazioni e quella per le cerimonie di purificazione.

Fonte: Carlo Pavia, Claudio Moccheggiani Carpano. Roma sotterranea e segreta. Arnoldo Mondadori Editore, Roma, 1985