ROMA. Il mitreo di San Clemente.

A poche decine di metri dal Colosseo, vicino ai resti del Ludus Magnus e delimitato dal percorso di due antiche strade romane, è visibile il complesso archeologico di San Clemente, sicuramente il più importante per lo studio delle trasformazioni edilizie e dei livelli della città.
In questo luogo la sovrapposizione di resti di edifici – i più antichi risalgono al I sec. a.C. – documentano con chiarezza la situazione morfologica della profonda depressione che in antico esisteva tra le colline del Celio e dell’Esquilino.
Entrando oggi nella chiesa di San Clemente, si scende nei sotterranei attraverso i successivi edifici sacri, prima negli ambienti di epoca romanica, poi nella basilica a tre navate con abside di epoca medievale e infine nel “quartiere” di epoca romana (trivellazioni eseguite in questo sito hanno incontrato tredici metri di materiali e detriti di riporto).
Nella parte profonda scorre ancora acqua sorgiva, forse l’ultima testimonianza (oggi incanalata da moderne condutture) del Fosso Labicano che poco più a valle creava il famoso stagno poi incluso nella Domus aurea.
Lo studio dei resti di epoca romana ha riconosciuto tre gruppi di edifici: un grande muro in blocchi di tufo che delimitava una vasta area (m. 47 per m. 33) e datato al I sec. a.C. (horrea repubblicani?), nel cui interno vennero costruiti una serie di ambienti a volta paralleli dopo l’incendio del 64 d.C.; le stanze al piano terra di un’abitazione con criptoportico e ampio cortile (nel quale verrà poi ricavato il mitreo) datate al II sec. d.C.; una serie di sopraelevazioni e ristrutturazioni, compiute nel III secolo nel precedente edificio, nelle quali si vuole riconoscere il primo titulus Clementi.
Come si è accennato, il cortile scoperto della abitazione del II secolo venne, nel III secolo, trasformato in mitreo. Il primo lavoro fu la costruzione di una volta a botte a sesto ribassato nella quale vennero ricavati, con chiara allusione simbolica, undici lucernari rivestiti di mosaico; nella volta a imitare le asperità delle grotte naturali, vennero inseriti scapoli di pietra vulcanica. Ai lati dell’aula descritta, si costruirono i consueti banconi col piano spiovente. Nel corridoio centrale fu sistemato l’altare dedicato al dio; esso è riccamente scolpito nella facciata principale con la rappresentazione di Mitra che uccide il toro, in basso vi sono lo scorpione e il serpente, mentre sul bordo della grotta immaginaria compare il corvo portatore del messaggio del padre Helios; ai lati infine sono le figure di Cautes e Cautopates. Nella parete di fondo è ricavata una nicchia dove era posta la statua del dio Mitra.

Fonte:
– Carlo Pavia, Claudio Moccheggiani Carpano. Roma sotterranea e segreta. Arnoldo Mondadori Editore, Roma, 1985